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    CUNEO - Sunday 11 May 2025, 18:10

    Mezzaluna alpina, la montagna ha partorito un topolino?

    In municipio a Cuneo una sala piena di amministratori, tecnici e accademici. Mancavano però i giovani che nelle valli ci vivono, per passare dai report alle azioni
    Mezzaluna alpina, la montagna ha partorito un topolino?
    Sabato 10 maggio il Salone d’Onore del Municipio di Cuneo ha ospitato un incontro dal titolo Mezzaluna alpina: dinamiche e prospettive metromontane, evento inaugurale del “Cuneo Montagna Festival” e occasione per rilanciare la collaborazione, in ottica “metromontana”, fra Cuneo, Saluzzo e Mondovì, aperta a tutti i soggetti che hanno a cuore lo sviluppo delle aree montane. Punto di partenza il report redatto dal Politecnico di Torino sulla Mezzaluna alpina, a cura di Antonio De Rossi, Loris Servillo e dei ricercatori del Centro Interdipartimentale “Future Urban Legacy Lab” (scaricabile a questo link).
     
    Un documento articolato in tre sezioni principali: bella prima parte molti dati sulle dinamiche socio-territoriali, poi un’indagine su percezioni e prospettive metromontane e infine un breve capitolo dedicato alle sfide della contemporaneità. È proprio a quest’ultima parte che ho rivolto la mia attenzione. Gli autori individuano alcune macrosfide della Mezzaluna alpina: l’abitabilità (partendo dalla carenza di abitazioni disponibili), l’accessibilità fisica e digitale, i servizi (dal welfare al tempo libero). Temi e sfide ampiamente noti da tempo a tutti coloro che vivono in montagna o se ne occupano a qualunque titolo.
     
    L’impressione è che la montagna abbia partorito un topolino. Mi aspettavo, dopo tanti dati e grafici e tabelle, una conclusione più articolata, coraggiosa, innovativa, pragmatica. Forse però il disegno strategico per la Mezzaluna alpina non è compito del Politecnico. Dovrebbero essere le comunità locali a voler individuare e attuare azioni concrete per arginare il declino delle valli cuneesi. Il timore è che sia tardi per farlo, che il fronte della battaglia debba ormai scendere dalle terre alte ai centri di fondovalle, per salvare almeno quelli dallo spopolamento.
     
    Non bastano più le buone intenzioni, le firme sulle cartoline che diventano accordi dopo due anni. Non bastano più le parole, i report: è tempo di agire con urgenza, con determinazione, concretamente. Due incontri all’anno per un tavolo della metromontagna cuneese sono una buona intenzione, un bel gesto, ma non bastano più. Bisogna andare oltre, uscire dai saloni comunali, dalle aule universitarie e coinvolgere sul serio le persone che vivono nelle valli. Lo ha in parte evidenziato il Presidente della Provincia nel suo intervento. È l’ora di costruire tavoli concreti, con tutti i soggetti interessati, senza cadere nella trappola delle simpatie o delle affinità politiche. Politecnico e Università sono preziosi interlocutori, ma non si può delegare a loro o a vari enti di progettazione la ricerca delle soluzioni: le soluzioni si cercano coinvolgendo la gente, proprio quella che non c’era alla presentazione del report.
     
    Sala quasi piena, ma di amministratori, tecnici, studenti universitari coinvolti nel report e in altri progetti. Un momento istituzionale che dovrebbe diventare momento di comunità. Non basta il Villaggio alpino in via Roma per parlare di comunità. Le comunità devono essere parte attiva ai tavoli e non solo negli stand. Bello coinvolgere tanti giovani da tante parti d’Italia nelle riflessioni sulla montagna, ma ai tavoli quanti erano i giovani delle valli cuneesi?
     
    Al termine della presentazione del Report da parte del Politecnico, il Dipartimento Culture, Politiche e Società dell’Università di Torino ha presentato, con Monica Gilli e Adelina Brizio, il lavoro che sta svolgendo per un progetto europeo: “Alpimed+: l’identità delle Alpi del Mediterraneo”. Ancora una volta temi già ampiamenti noti: l’itineranza, la montagna in movimento. E poi una frase pronunciata, in apertura del suo intervento, da Adelina Brizio: “Noi accademici…”. In queste due parole, pronunciate con sorprendente fierezza, sta la sintesi dell’incontro cuneese. C’è ancora un confine netto tra “noi accademici” e “voi che non lo siete”. Un confine che va superato non nelle teorie ma con i fatti, in un’ottica concreta di collaborazione fra enti locali, enti di ricerca, associazioni e soprattutto comunità locali nelle loro espressioni più vive e quotidiane.
     
    Bene, quindi, riflettere, confrontarsi su report e progetti, bene i tavoli, bene il festival cuneese, bene i convegni, i bandi, gli accordi, ma è davvero arrivato il momento di andare oltre, molto oltre. Di spingersi oltre il muro che divide le intenzioni dall’operatività. E probabilmente nelle valli qualcuno lo sta già facendo, ma dalle città forse non si vede, o forse non si vuole vedere.
    Michele Pernice
    luogo CUNEO
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    Tag:
    cuneo - Montagna - Comune - Giovani - Università
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