Anche l’appello condanna Mario Roggero: 14 anni di carcere per il gioielliere di Grinzane
Respinta la tesi della legittima difesa putativa per il negoziante che uccise due rapinatori e ne ferì un terzo: “Ho solo voluto proteggere la mia famiglia”Non hanno creduto alla tesi della legittima difesa putativa, avanzata dal legale di Mario Roggero, i giudici della Corte d’Assise d’Appello che hanno pronunciato a Torino la sentenza nei confronti del gioielliere di Grinzane Cavour. La condanna è a 14 anni e 9 mesi di carcere, in primo grado ad Asti era stata inflitta una pena di 17 anni.
Il 28 aprile 2021 Roggero uccise con la sua pistola i due rapinatori che avevano assaltato la sua gioielleria di famiglia in frazione Gallo. Il 58enne Giuseppe Mazzarino e il 45enne Andrea Spinelli vennero inseguiti al termine della rapina e uccisi: Spinelli, prima di morire, riuscì a trascinarsi in strada. Roggero lo colpì con alcuni calci in faccia. L’autista della banda, Alessandro Modica, 34 anni, venne raggiunto da un proiettile alla gamba e scappò in macchina: individuato poche ore dopo, è stato arrestato e ha in seguito patteggiato una pena a quattro anni e dieci mesi.
Mazzarino era armato con un coltello, Spinelli portava con sé una pistola da soft air, indistinguibile a prima vista da una vera Glock. I due banditi avevano fatto irruzione immobilizzando la moglie e la figlia di Roggero, presenti in quel momento alle casse. Il gioielliere aveva assistito nel laboratorio sul retro, poi era uscito affrontando, ha raccontato, una breve colluttazione con i malviventi: “Nella colluttazione - ha raccontato oggi in aula - è avvenuto ciò che non doveva accadere: tanto Spinelli quanto Mazzarino hanno perso la mascherina e mostrato i loro volti. Li avevamo visti in faccia e questo ci ha spaventati tremendamente. Leggevo nei loro volti una profonda collera oltre alla consapevolezza, a quel punto, di poter essere successivamente identificati e riconosciuti”.
Dopo che i rapinatori avevano guadagnato l’uscita, Roggero li aveva inseguiti e aveva fatto fuoco sulla loro auto: una sequenza, quest’ultima, immortalata dalle telecamere del negozio. “Credevo avessero rapito mia moglie” aveva detto nel processo di primo grado. Una versione ribadita in Corte d’Appello, con l’aggiunta del particolare delle mascherine calate che non era stato menzionato in precedenza. ll pubblico ministero Davide Greco, già rappresentante dell’accusa nel primo processo, ha parlato di un video che “parla da solo”. L’avvocato Stefano Marcolini, dopo aver ripercorso i vari motivi di appello, si è soffermato sulla tesi della legittima difesa putativa: “Non c’è stato tempo per i ragionamenti, c’è stato solo il tempo per una reazione istintiva, quella di provare a far paura”.
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