Molestie sessuali a una sindaca, chiesti 3 anni e mezzo per l’ex vicecomandante dei vigili di Vernante
La vicenda per cui è a processo Alessandro Lovera nasce da una denuncia della prima cittadina di Bardonecchia: si parla di messaggi e approcci inopportuniL’accusa chiede tre anni e sei mesi di reclusione per Alessandro Lovera, al termine di un processo per molestia sessuale in cui è imputato l’ex vicecomandante del corpo di Polizia Municipale dell’Unione Montana Alpi Marittime. Originario del Cuneese, 53 anni, Lovera è stato per anni nei ranghi dei vigili urbani di Vernante prima di lasciare la Granda per la val Susa, destinazione Bardonecchia.
La vicenda per cui è finito a processo riguarda appunto il periodo in cui comandava la forza municipale nella nota località montana torinese. Tutto nasce dalla denuncia presentata dalla sindaca di Bardonecchia Chiara Rossetti: violenza sessuale, poi riqualificata nell’ipotesi più lieve di molestia. Nelle carte dell’inchiesta si menzionavano messaggi scritti con quello che la Procura definisce un “registro comunicativo inopportuno e conturbante”. Come quando, dopo una giornata a fianco della sindaca, Lovera le avrebbe inviato su Whatsapp la frase “oggi eri stupenda”.
Al vigile si contestava però qualcosa di più: un bacio sulla guancia, un appostamento all’uscita del municipio, uno “strusciamento” che sarebbe avvenuto in presenza di altre persone. In un’occasione, la sindaca sarebbe stata costretta addirittura a chiudersi a chiave in una stanza del palazzo comunale, per poi avvisare il comandante della stazione dei carabinieri manifestando il timore di venire inseguita e trattenuta dal capo dei vigili. “Voglio tutelare me stessa e il mio Comune” aveva spiegato la donna dopo la denuncia, affermando di aver “sempre respinto i suoi approcci con molta educazione” e di essersi decisa a prendere provvedimenti solo dopo aver saputo che l’ex comandante “raccontava cose non vere in giro”. Lovera era stato indagato anche per falso ideologico e peculato, in riferimento ad altri distinti episodi.
L’accusato dal canto suo si è sempre detto estraneo ai presunti abusi, ammettendo solo “un casto bacio sulla guancia” e descrivendo un rapporto affettuoso, almeno fino a un certo punto, con l’amministratrice del Comune in cui prestava servizio: “Lei diceva che ero il suo comandante preferito e che ero il suo mito. Mi mandava anche degli emoji a forma di cuore. All’improvviso, ha cambiato atteggiamento”.
Redazione

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