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BUSCA - Friday 16 May 2025, 11:15

Jack Frusciante è ancora qui: il vecchio Alex di Enrico Brizzi si fa in “Due”

Fu il libro culto degli anni Novanta, ora è tornato con un seguito dove anche gli adulti si chiedono: “Sei rimasto fedele a quello che ti faceva sentire libero?”
foto Danilo Demaria
foto Danilo Demaria1/5
Il “giorno dopo” la finale di Coppa Italia per Enrico Brizzi è un lungo viaggio da Roma a Busca, dove lo aspettano per la presentazione di “Due”. Si ferma a parlarne al termine dell’incontro al Teatro Civico, mentre firma le dediche: “Ho perso il mio compagno di stanza all’Olimpico, ci era arrivato col cellulare già scarico”. Il suo Bologna, il Bologna di Italiano, è già materia per le leggende, roba da scriverci un altro libro. Come la Danimarca di Euro ’92, la cui cavalcata impossibile accompagna la storia d’amore tra Aidi e il vecchio Alex in “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”.
 
Raccontare ai diciassettenni di oggi cosa sia stato quel libro, per la generazione X ma anche per un bel pezzo di millennial italiani (chi scrive, ad esempio, è separato anagraficamente da un decennio), non è impresa facile. Basterà dire che si è trattato di uno degli ultimi fenomeni davvero generazionali, un po’ come Dylan Dog o gli 883. C’è dentro tutto quello che sta tra i tardi anni Ottanta e gli anni Novanta, la droga, il suicidio, la musica, la società italiana rivoltata come un calzino. Da Tangentopoli a Genova 2001, all’incirca: “Erano gli anni in cui crollava tutto, da ragazzo potevi immaginare che sarebbe successo qualcosa di imprevedibile ‘per i matusa e il governo’, come dice Elio. Di opportunità se ne sono colte poche”.
 
“Due” nasce da un’idea a cui Brizzi si è ribellato sempre, l’idea di dare un seguito a una storia che non voleva nemmeno un vero finale. “Per continuare a fare quello che mi piaceva, dovevo fare la cosa che mi piaceva meno. Quindi ho continuato per trent’anni scrivendo le storie che via via sentivo il bisogno di raccontare”: lui la mette giù così. E così lui è andato avanti, con “Bastogne”, i suoi racconti da camminatore e molto altro. Tra i progetti attuali, ce n’è uno che fa tremare i polsi: “Un vecchio amico mi ha chiesto di aiutarlo a raccontare la storia della sua vita e lo sto facendo”. È Vasco Rossi, per la cronaca.
 
“Non che io confonda la scrittura con l’amore, - dice - ma si assomigliano in questo: non sai perché qualcosa è arrivato, ma sai che è lì e puoi soltanto cercare di meritarlo”. Poi, giusto l’anno scorso, qualcosa succede: “Ovvero che per la prima volta ho letto ‘Jack Frusciante è uscito dal gruppo’: quando stai anni su un libro, l’ultima cosa che ti viene in mente è leggerlo per svago. Mia figlia più grande aveva esattamente la stessa età che avevo io quando l’ho pubblicato, mi è venuta la curiosità. Ho iniziato la mattina, ho finito il pomeriggio ed è successa una cosa impronosticabile: ho cominciato di getto a scrivere come continuava la storia. La frase sospesa del finale mi è sembrata un assist incredibile”.
 
Si comincia da dove si era rimasti. Quindi con Aidi partita per l’America e Alex a struggersi per lei a Bologna: “Ristava in branda, siccome immobile, da mane a sera a mane, ché della sua esistenza di pedalatore roccioso e aspirante rude boy erano spariti crudelmente trama, colore e sostanza” spiega la voce narrante. Ecco, qui c’è un primo bivio tra “Jack Frusciante” e “Due”: “Questo libro si chiama ‘Due’ perché mentre in ‘Jack Frusciante’ si sente una voce sola, quella del narratore focalizzato su Alex, qui mi sono preso il lusso di provare a raccontare cosa arrivi ad Alex in queste lettere azzurrine. Una delle mistificazioni più terribili intorno alla scrittura è che sia un’attività solitaria, invece è stato prezioso consultarmi con le mie ragazze. Mi dicevano ‘ma papà, che cavolo dici? Una ragazza non penserebbe mai questo’”.
 
Il “salto”, certo, è anche generazionale. Provate a spiegare a un adolescente cosa significhi “un’epoca in cui per parlare a qualcuna dovevi trovare un telefono con le monetine, chiamare a casa e sperare che rispondesse proprio lei e non la madre o il padre”. In “Jack Frusciante” il mondo dei grandi era visto con gli occhi di un (vero) diciassettenne: “All’epoca - scherza l’autore - mi è sembrato incredibile pensare che gli adulti fossero stati ragazzi: la professoressa di storia e filosofia, impossibile immaginarla con le cosce abbronzate e innamorata di qualcuno, doveva essere nata come Minerva dalla mente del Provveditorato. Anche i miei genitori, impossibile che avessero davvero amato i Beatles e i Rolling Stones”.
 
“Avevo vent'anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita” scrive Paul Nizan nel suo romanzo più celebre. È vero anche per il Brizzi di allora, il ragazzino che scriveva per uscire dal “labirinto di obblighi” di cui ogni adolescente è prigioniero consapevole. Ma la giovinezza porta con sé un ingenuo senso di invincibilità, l’idea di trovarsi nel mattino del mondo: “Credi che nessuno sia mai stato giovane prima di noi, come nessuno è mai stato innamorato prima di me a 17 anni: l’eterna giovinezza è il video di Smells like teen spirit dei Nirvana. Poi ti rendi conto che se ci metti gli Equipe 84 quel ragazzo e quella ragazza in fondo al locale sono tuo padre e tua madre. Se torni ancora indietro vedi il ragazzo che salta giù dal camion dopo tre anni di prigionia. Nel paese bombardato non riconosce niente, tranne gli occhi della fidanzata: sono tuo nonno e tua nonna”.
 
Il mondo dei grandi in “Due” si fa più consapevole. Il vecchio Alex incontra perfino un professore che ha davvero qualcosa da insegnargli sulla vita. Si chiama Manuel Del Rio, indossa gli anfibi e va in birreria al Pratello: a un certo punto, capisce che il prof è l’Alex del futuro, come lui è il Manuel della gioventù. Allora gli viene in mente di chiedergli se sa come finirà la sua storia con Aidi: “Quando un uomo ha passato la linea d’ombra, - risponde il professore - di tanto in tanto si trova di fronte al se stesso ragazzo. In occasione di quegli incontri, il giovane prende la parola per primo e rivolge all’altro sempre la stessa domanda: valgono ancora le regole che ti eri dato da ragazzo, quando nessuno poteva ricattarti? Sei rimasto fedele a quello che ti faceva sentire libero come l’aria?”.
 
La domanda, si capisce, arriva allo scrittore affermato, cinquantenne, padre di quattro figlie, dal ragazzino che al sabato viaggiava con 20mila lire sull’interregionale Bologna-Ancona dall’editrice Transeuropa, per portare avanti un romanzo scritto in due mesi e “limato” nei due anni successivi. Ma è la stessa domanda che affiora nel cuore di chiunque, a un certo punto. È allora che viene voglia di staccare sui pedali e correre dietro al vecchio Alex, come fosse davvero un amico di gioventù ritrovato. L’unico, in fondo, che vecchio non si sentirà mai. Beato lui.
Andrea Cascioli
luogo BUSCA
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Tag:
busca - Libri - Giovani - letteratura - Enrico Brizzi - Due - Jack Frusciante è uscito dal gruppo
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