"La politica fuori dallo sport? Impossibile": a Dronero un viaggio tra calcio e storia con Federico Buffa
Il giornalista e scrittore milanese ospite del "Ponte del Dialogo": "In Italia si pone pochissima attenzione al valore dello sport"Quando parla Federico Buffa, il calcio e lo sport sono spesso solo una “scusa” per fare un viaggio tra storia, politica e società. È stato così anche ieri sera, lunedì 3 novembre, al Teatro Iris di Dronero, che ha visto “l’avvocato” ospite del festival “Ponte del Dialogo”. "Grandi vittorie e sorprendenti sconfitte”, questo il titolo della serata: lo spunto è stato il libro “La Milonga del Futbol” (Rizzoli, 2024), scritto a quattro mani dallo stesso Buffa insieme a Fabrizio Gabrielli, in cui si ripercorrono oltre cento anni di storia dell’Argentina dentro e fuori dal rettangolo verde. Come prevedibile, però, è stato solo un punto di partenza per un viaggio che ha idealmente toccato diverse parti del mondo, con uno dei più grandi narratori sportivi italiani della sua generazione a fare da Cicerone, in dialogo con la giornalista de La Stampa Ilaria Blangetti.
Grandi vittorie e sorprendenti sconfitte, come detto. Si è partiti dalla più grande vittoria, che secondo Buffa, per quanto riguarda il calcio italiano, è stata quella al Mondiale del 1982. Un racconto che ha orbitato in particolare sulla figura di Enzo Bearzot, dal suo legame con il Torino - durante la serata Buffa ha annunciato l’intenzione di scrivere uno spettacolo teatrale sul Grande Torino - a quello con alcuni dei giocatori simbolo della spedizione spagnola, da Paolo Rossi a Marco Tardelli. “Erano giovani cresciuti in un’altra Italia: erano figli di chi aveva visto la guerra o ne aveva pagato le conseguenze, avevano un rapporto diverso con la fatica e il sacrificio”.

Il giornalista e scrittore milanese ha approfondito in particolare i legami tra sport, società, politica: “Da Berlino 1936 in avanti sport e politica non possono essere separati. Gli sportivi ogni tanto non si rendono conto di quale reale importanza hanno. Nel 1982, per esempio, l’Italia sta uscendo dalla notte della Repubblica, gli anni successivi sono legati tantissimi a quella vittoria”.
Una vittoria, quella dell’82, figlia anche e soprattutto dal valore delle relazioni: “Per Bearzot era un principio importantissimo. - ha detto Buffa - Lui imparò a riconoscerlo negli anni da calciatore del Torino, anche grazie a don Ferraudo, cappellano granata. Da ct decise di considerare l’uomo prima del calciatore. E proprio per quelle relazioni, ancora oggi i ragazzi del 1982 hanno una chat in cui parlano quotidianamente”.
Se il trionfo dell’82 è lo zenit, il nadir è rappresentato dalla sconfitta con la Corea del Nord ai Mondiali inglesi del 1966, in cui l’Italia di Edmondo Fabbri fu sorpresa da un gruppo di sconosciuti dall’etica e dalla preparazione di stampo militare. Di quella spedizione azzurra faceva parte anche Gigi Meroni, figura dalla storia romantica e dalla fine tragica: stella del Torino, omonimo del pilota dell’aereo che nel 1949 si schiantò a Superga, nel 1967 morì investito da un’auto guidata da Attilio Romero, che trent’anni dopo sarebbe diventato presidente del club granata. "Nella storia del Toro ci sono dinamiche che nessuno sceneggiatore avrebbe il coraggio di scrivere”, ha detto Buffa.

Poi la serata è “rientrata” in Argentina, per Buffa un vero e proprio amore, con una riflessione su ciò che il calcio rappresenta per gli argentini: “Se chiedete a un ragazzo argentino perchè vuole fare il calciatore, risponderà che la motivazione è l’amore per il gioco, non il denaro. Perchè gli inglesi hanno inventato il calcio, ma gli argentini hanno inventato l’amore per il calcio”.
Un amore che viene raccontato e analizzato nel libro “La Milonga del Futbol”, in cui, come detto in apertura, oltre cento anni di calcio argentino si intrecciano con la storia del Paese, tra crisi, dittature e rinascite. “I momenti più belli della storia dello sport sono quelli in cui questo si mescola alla società. In Italia si pone pochissima attenzione al valore dello sport. Fino a due anni fa la parola ‘sport’ non veniva nemmeno citata nella Costituzione: c’è qualcosa che non va, lo Stato ha abiurato al suo dovere di insegnarlo a scuola”.
A chiudere la serata, come da tradizione del “Ponte del Dialogo”, Buffa ha scelto una parola chiave per sintetizzare le storie raccontate e per accompagnare questa settimana di festival: “Riconoscenza. La riconoscenza è il valore più importante che abbiamo: riconoscere quello che ci è stato dato cambia le nostre relazioni”.
DRONERO Federico Buffa - Ponte del dialogo



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