“Ho fatto il militare a Cuneo”: dopo Totò, anche Lapo Elkann
Il racconto dell'erede della famiglia Agnelli al Corriere della Sera: "Non mi conosceva nessuno, potevo essere uno come gli altri. Poi la voce si è sparsa e non è stato più lo stesso"“Ho fatto il militare a Cuneo”. Dopo Totò, anche Lapo Elkann. L’erede della famiglia ha parlato della sua esperienza da Alpino, trascorsa anche alla caserma "Ignazio Vian”, in un’intervista pubblicata oggi, giovedì 8 maggio, dal Corriere della Sera. “Sono orgoglioso di essere stato un alpino di leva, un’esperienza formativa che mi ha lasciato ricordi meravigliosi e amicizie importanti. Domani sarei dovuto andare al raduno con i miei commilitoni, ma gli impegni lavorativi non me lo permettono. Però sarò lì con il cuore”, ha detto l’erede della famiglia Agnelli al giornalista Massimo Massenzio, suo commilitone tra il 1999 e il 2000.
“Sognavo di essere un alpino di truppa, senza privilegi. - ha raccontato Elkann - Mio nonno Gianni, invece, sperava che diventassi un ufficiale, ma alla visita mi hanno scartato per i tatuaggi. Un colpo di fortuna e così sono diventato una ‘penna nera’. Car a Belluno, poi a Cuneo, come Peppino Prisco, persona che ho stimato moltissimo, nonostante la differente fede calcistica. E come Totò, anche se quella del ‘Principe della risata’ forse è solo una leggenda. Infine l’ultimo periodo a Bousson, in montagna con il gruppo sciatori, sempre nella Taurinense. Di cui sono onorato di aver fatto parte”.
Ma com’è stata la “naja” per un erede Agnelli? “All’epoca non mi conosceva praticamente nessuno e in pochi associavano il mio cognome a quello degli Agnelli. Nei primi mesi di naja è stato così ed è stato un vantaggio. Potevo essere uno come tutti gli altri. Poi la voce si è sparsa e non è stato più lo stesso. Qualcuno mi ha preso di mira, c’era un sottufficiale che mi chiamava ‘agnellino’, ho dovuto imparare a farmi rispettare, ma ci sono riuscito. Fu una grande lezione di vita, la naja ti insegna tanto, le differenze non esistono e a me ha permesso di crescere”.
Un’esperienza, quella da mortaista del Secondo reggimento, battaglione Alpini Saluzzo, che Elkann ritiene senz’altro formativa: “Sono nato negli Stati Uniti e ho vissuto molto fuori dall’Italia, anche da privilegiato se vogliamo. E quindi per me è stato un onore avere vestito la divisa e avere servito la mia patria, anche se solo per dieci mesi. Ho ‘capito’ l’Italia, da nord a sud, chiacchierando con commilitoni calabresi, romani, trentini e piemontesi. In camerata si parlavano mille dialetti, si cantavano inni di tutte le squadre di calcio. Non sono un militarista, sia chiaro, ma posso dire che a me la leva è servita moltissimo. Mi ha aiutato nella mia vita e mi ha permesso di incontrare persone di valore, dei ‘fratelli’”.
Lo rifarebbe? “Sì, senza dubbio. E a tutti i miei ‘frà’ che da domani si ritroveranno a Biella dico che di sicuro non mi perderò la prossima adunata. Sarà una bellissima festa per tutti”.
Redazione

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