Il podcast true crime più famoso d’Italia ha “scoperto” la mummia di Borgo
Elisa De Marco, volto del canale Elisa True Crime, racconta insieme a Edoardo Coniglio l’incredibile storia della santona imbalsamata in casa della consuoceraÈ online da alcuni giorni l’episodio “bonus” della prima stagione di Partners in (True) Crime, dedicato alla celebre vicenda della “mummia di Borgo San Dalmazzo”.
La torinese Elisa True Crime, al secolo Elisa De Marco, ripercorre insieme al co-conduttore Edoardo Coniglio (suo manager e marito nella vita “reale”) il caso che dodici anni fa sconvolse Borgo e l’intera provincia. Graziella Giraudo, una cinquantenne conosciuta come guaritrice e “santona”, era scomparsa senza lasciare tracce di sé ben diciassette anni prima. La consuocera Rosa Giraudo, nella cui abitazione la donna aveva vissuto durante gli ultimi anni, raccontava a tutti che era partita per un lungo viaggio.
Solo dopo la morte e il funerale di Rosa, nell’ottobre del 2013, venne scoperto in quella che era stata la stanza di Graziella il suo cadavere seduto in poltrona, con la mano destra alzata in segno di benedizione, il busto eretto, le braccia e le gambe avvolte in lenzuola di lino e cotone, come un sudario. Un segreto custodito per decenni dalle persone che in vita erano state più vicine a “Gresi”. Il corpo si era preservato in uno stato di mummificazione naturale, grazie alle cure prestate dalla suocera con grasso animale e unguenti.
Il rinvenimento di un diario, tenuto da uno dei “fedeli” della santona, permise agli inquirenti di ricostruire i fatti. Si scoprì che il gruppo di preghiera animato dalla donna, di cui facevano parte insieme alla consuocera i due figli, il genero e l’ex marito, aveva deciso di nascondere al mondo la sua morte, avvenuta per cause naturali, in attesa di una possibile resurrezione della “Gresi”. Il risvolto giudiziario ha visto otto rinvii a giudizio in primo grado per l’accusa di occultamento di cadavere, con due patteggiamenti, tre condanne e tre assoluzioni con formula piena. L’ex marito, il figlio e la sorella del genero sono poi stati assolti in appello.
La storia della datazione del cadavere, ripercorsa dai Partners in (True) Crime, è un giallo nel giallo. Il dottor Mario Abrate, artefice della prima autopsia, comprese correttamente che la morte era avvenuta per cause naturali, ma la datò a pochi mesi prima. L’entomologa forense Paola Magni, torinese e docente alla Murdoch University di Perth in Australia, fu invece in grado di ricostruire con la massima approssimazione la scansione temporale. La dottoressa Magni è anche autrice di un podcast in italiano, chiamato The Bug Whisperer, dedicato ai casi criminali risolti grazie all’entomologia forense: uno degli episodi è dedicato proprio alla vicenda della mummia di Borgo.
Chi volesse scoprire - o riscoprire - l’intera storia può seguire il link sul canale Youtube di Partners in (True) Crime.

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