Neve e clima che cambia: "Nel 2100 a duemila metri le condizioni che oggi osserviamo a quota mille"
L'Arpa ha presentato il rendiconto nivometrico dell'inverno 2024-2025: nevica di meno, ma la pioggia sul manto nevoso genera valanghe un tempo insolite per le AlpiÈ stato presentato ieri, 20 novembre presso la sede di Arpa, il rendiconto nivometrico della scorsa stagione invernale del Piemonte e della Valle d’Aosta. L’inverno 2024-2025 sull’arco alpino piemontese è stato caratterizzato da un deficit di neve fresca rispetto alla media trentennale del 1991-2020, indicativamente quantificabile tra il -20 e il -40%, maggiormente evidente alle quote inferiori dei settori meridionali. Anche il numero di giorni con neve al suolo rispecchiano questa tendenza, con una notevole carenza soprattutto sui settori meridionali, tra il -20 e il -50%: soprattutto ad inizio anno la copertura nevosa è stata breve e soggetta a fusione completa a causa di temperature miti ed eventi di pioggia su neve. Sui restanti settori il numero di giorni con neve al suolo si è mantenuto pressoché nella media, solo nei settori occidentali di confine si è registrato un surplus. Dall’analisi del SAI (indice di anomalia standardizzato) è emerso che, per il Piemonte, la stagione 2024-25 è stata caratterizzata da una marcata anomalia negativa di neve fresca e si colloca al quarto posto per carenza di neve fresca, considerando i dati a partire dal 1961.
La distribuzione delle nevicate ha favorito così la formazione di strati deboli basali nel manto nevoso sottile ad inizio stagione, mantenendo condizioni di instabilità latente fino al termine degli eventi nevosi più intensi primaverili. Le nevicate più abbondanti dei mesi di marzo ed aprile hanno determinato un buon innevamento, portandolo ad essere sostanzialmente in media in tutti i settori nel mese di maggio. Tuttavia, a causa delle temperature elevate del mese di giugno, la fusione del manto nevoso è stata rapida anche a quote elevate portando ad una fusione completa di circa un mese in anticipo rispetto alla stagione precedente. Tra le stazioni in più in quota, dove la neve è scomparsa più tardi, vi è Macugnaga passo Moro (2820m) con la fusione completa il 27 giugno e Pontechianale Monviso con la fusione completa il 28 giugno.
Su tutto il territorio il grado di pericolo valanghe maggiormente ricorrente è stato il 2-Moderato alle quote elevate e l’1-Debole alle quote inferiori. Tuttavia, la seconda parte dell’inverno, a seguito dell’aumento degli impulsi perturbati, è aumentata la frequenza del grado 3-Marcato, fino ad arrivare ai mesi di marzo e aprile, quando le perturbazioni più intense che hanno portato il grado di pericolo valanghe a 4-Forte in tutti i settori.
Proprio in questi periodi è stata osservata l’attività valanghiva spontanea più significativa con numerose valanghe di dimensioni grandi e molto grandi, alcune dalle caratteristiche peculiari e insolite per le Alpi. Si tratta di “slush flow:” valanghe di neve satura di acqua, causate da intensi eventi di pioggia su neve o nevicate molto umide. In diversi casi, soprattutto in val Formazza, valle Anzasca, val Sesia e valle Soana, questi tipi di valanga hanno raggiunto dimensioni molto grandi. Alcuni “slush flow” hanno interessato la viabilità di fondovalle e in alcuni casi hanno anche interessato porzioni di abitati o abitazioni superando i limiti storici.
Nella stagione invernale 2024-25 sono stati registrati undici incidenti in valanga con ventuno persone coinvolte, di cui cinque feriti e tre persone decedute. Sette incidenti sono avvenuti con grado di pericolo 3-Marcato. La prevalenza degli incidenti (otto casi su undici) è attribuibile al problema valanghivo degli strati deboli dovuti alla scarsità di neve al suolo di inizio stagione.
Cosa sta cambiando?
Tra il 1971 e il 2019, secondo i dati illustrati durante la presentazione, la durata della copertura nevosa sulle Alpi piemontesi si è ridotta del 5,6% ogni dieci anni, con una diminuzione media complessiva del 18% e punte del -34% nelle quote più basse (-11% a quelle più alte). In diminuzione quasi ovunque, con cali tra il 20 e il 30%, anche lo spessore medio della neve al suolo da novembre a maggio, tenuto conto dei dati dal 1961 al 1990 confrontati con quelli del periodo 1991-2020: il calo più marcato sulle Alpi Occidentali (con punte del -44% a Bardonecchia).
Secondo lo studio “Future Climate Change in the European Alps”, pubblicato nel 2020 da Andreas Goblet e Sven Kotlarski e citato durante la presentazione, nel 2100 a quota 2.000 metri le condizioni saranno simili a quelle che si trovano attualmente tra i 1.000 e i 1.500 metri.
I dati mese per mese
L’inverno 2024-2025 si è aperto con un mese di novembre caldo e secco, con una temperatura media di 6.1 gradi, superiore di 0.9 gradi rispetto alla media, e 19,9 mm di precipitazione media, l’85% in meno della norma del periodo. Lo zero termico medio si è attestato a 2.678 metri, 438 metri in più della norma climatica. Molto più caldo della media anche il mese di dicembre, con temperature medie di 3.3 gradi, superiori di un grado e mezzo rispetto alla media. La precipitazione media è stata di 13,3 mm, il 77% in meno della norma mensile, lo zero termico medio a 2.100 metri, più alto di 337 metri rispetto alla norma.
Caldo ma ricco di precipitazioni il mese di gennaio: 2.1 gradi la temperatura media (+0.8°C), 77,1 mm la precipitazione media (+67%), con zero termico medio a 1.687 metri (71 metri sopra la norma). A febbraio una temperatura media di 3.3 gradi (+1.1 °C rispetto alla norma) e una precipitazione media tornata sotto le medie mensili (30,1 mm, -31%), con zero termico a 2.315 metri (+149 metri).
Temperature ancora sopra la norma a marzo (6 gradi, +0,4 rispetto alla media), con precipitazioni copiose: 123,7 mm, il 95% in più rispetto alla media. Molto piovoso e molto caldo il mese di aprile: 10.1 la temperatura media (+1,4°C), 227 mm la precipitazione media (+110%). A chiudere il resoconto il mese di maggio, con temperature leggermente sopra la media (13.3 gradi, +0.3°C) e precipitazioni sostanzialmente in linea con la norma mensile (113,6 mm, -8%).
Il rendiconto completo e le slide presentate sono disponibili a questo link.
CUNEO clima - Arpa - Piemonte - neve - close up

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