"Si cresce osando, ma solo se il terreno è fertile"
All’incontro organizzato dal Comitato Piccola Industria di Confindustria Cuneo ha preso parte il presidente nazionale, Carlo RobiglioOsare per crescere: è il titolo scelto per il confronto, organizzato nel “Pala Alba Capitale” dal Comitato Piccola Industria di Confindustria Cuneo, che ha offerto
significativi spunti di riflessione agli imprenditori presenti e a quelli collegati in streaming. Carlo Robiglio, presidente nazionale della Piccola Industria, al termine ha commentato: "Quello attribuito all’evento è un titolo quanto mai azzeccato. Osare vuol dire mettersi nelle condizioni di poterlo fare. Per questo abbiamo parlato del fatto che l’impresa ha necessità di managerialità, di attrarre talenti e competenze, di trasformarsi. Essa è per sua natura dinamica, non statica. Deve mettersi continuamente in discussione e ciò vale anche per l’imprenditore, che ne è l’anima. Osare per crescere, quindi, dev’essere inteso in una logica di costruzione di valore e di impegno da parte dell’imprenditore, mettendo al centro la cultura finanziaria, il capitale umano e, in particolare, la formazione che è la grande sfida che ci attende".
Robiglio ha anche dato appuntamento al Forum nazionale della Piccola Industria che si terrà ad Alba a inizio novembre, quando i lavori saranno suddivisi fra il “Pala Alba Capitale” e i locali messi a disposizione dal Centro ricerche della Ferrero. Semplificazione, credito e mercati internazionali sono gli scogli con i quali si devono confrontare gli imprenditori, non soltanto quelli locali, che hanno visto confrontarsi i relatori, con la conduzione di Giuliana Cirio, direttore di Confindustria Cuneo (che si è soffermata sul “terreno fertile” per la realtà delle Pmi esistente nella nostra provincia, esaltato dal titolo di Capitale della cultura d’impresa 2021 conquistato da Alba), dopo la relazione di Alberto Biraghi, presidente del Comitato Piccola Industria, e l’intervento introduttivo del presidente dell’Associazione datoriale, Mauro Gola.
Biraghi ha ricordato come le piccole imprese, ovvero le aziende fino a cento dipendenti, rappresentate dal Comitato Piccola Industria, siano circa mille, l’87%
delle associate a Confindustria Cuneo, e contino quasi 19.000 addetti, il 35% della forza lavoro complessiva. Poi ha commentato: "Negli ultimi anni, anche alla luce delle sfide indotte dalla transizione digitale, le nostre Pmi hanno vissuto un’importante trasformazione per riqualificare la propria offerta e rafforzare la
competitività sui mercati. La veloce ripartenza della scorsa estate, dopo i fermi produttivi imposti dall’emergenza sanitaria, è la testimonianza concreta di un tessuto di piccole e medie imprese più resistenti e attrezzate a gestire situazioni di forte criticità. Tuttavia, malgrado questo dinamismo e una peculiare propensione all’export, le vendite all’estero hanno risentito del rallentamento degli scambi internazionali indotto dalla pandemia e dalle misure introdotte per il suo contenimento".
A proposito delle sfide che attendono le Pmi, Alberto Biraghi ha detto, anticipando un concetto riemerso più volte durante l’incontro: "La dimensione aziendale non è dalla nostra parte, sebbene le analisi periodiche che vengono condotte sulle performance delle Pmi ci dicano che quelle con un maggior grado di apertura ai mercati internazionali in questi anni siano le più brillanti in termini di crescita, competitività, redditività e capacità di generare cassa".
A sfavore delle aziende, ha ricordato il Presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Cuneo, "giocano i costi della burocrazia: la necessità di misure di
semplificazione che puntino alla sburocratizzazione dell’Amministrazione emerge in particolare dal confronto internazionale. Quello italiano è un ambiente
amministrativo che non favorisce la competitività delle nostre, senza contare che la domanda di semplificazione aumenta nei periodi di difficoltà, come quello attuale. Solo attraverso la semplificazione sarà possibile innescare quel processo virtuoso che consentirebbe, con misure a costo zero per le finanze pubbliche, di velocizzare e, in alcuni casi, sbloccare gli investimenti privati".
"Oggi cresce chi ha una cultura d’impresa solida e aperta al cambiamento; cresce chi osa investire nelle competenze e nell’innovazione, chi osa guardare ai mercati internazionali, ma non soltanto a quelli di prossimità; cresce chi ha risorse e capacità per superare gli ostacoli presenti nel Paese; chi non ha paura di cogliere le opportunità, anche se comportano un po’ di rischio. Cresce chi osa oltrepassare la sottile linea che fa della follia una geniale intuizione", ha concluso Biraghi: "Non possiamo avere paura di metterci in gioco, altrimenti non potremmo chiamarci imprenditori, ma dobbiamo fare uno sforzo in più, osare e oltrepassare i limiti che finora ci siamo posti o che, il più delle volte, ci hanno imposto".
Il presidente Gola ha ribadito le problematiche con le quali il mondo imprenditoriale si trova a dover affrontare, rese più impellenti dalla veloce trasformazione in atto, la quale fa sì che non basti “fare bene” i propri prodotti, qualità che peraltro rimane basilare. Il riferimento era anche ai tre argomenti per affrontare i quali sono stati chiamati a intervenire l’assessore regionale alla delegificazione, Maurizio Marrone, il vicepresidente europeo e consigliere mondiale delle casse di risparmio, Beppe Ghisolfi, e Giulio Finzi, docente universitario e senior partner di Netcomm. L’esponente della Giunta di piazza Castello, parlando in videoconferenza, ha elencato le problematiche inerenti alla semplificazione burocratica, ribadendo l’impegno della Regione, per quanto di propria competenza, per far sì che si possano sveltire le pratiche, ipotizzando anche una codificazione delle norme del livello regionale e auspicandone una, ampia, a livello legislativo nazionale.
Il professor Ghisolfi, che è stato presidente della Cassa di risparmio di Fossano per oltre quattro lustri e vicepresidente dell’Abi, ha illustrato il ruolo delle banche
italiane, grandi e piccole, nel periodo del lockdown, spiegando che per quanto riguarda il credito l’impegno del sistema creditizio è stato massimo, anche a fronte di normative all’inizio di difficilissima interpretazione e di ancor più ostica attuazione, erogando in pochi mesi mutui in quantità e qualità tali che in periodo “normali” sarebbero occorsi decenni. In particolare, però, ha evidenziato come nel nostro Paese scarseggi l’educazione finanziaria, tema al quale ha dedicato un volume subito diventato best-seller in Italia e all’estero.
La diffusione di questa cultura, secondo Ghisolfi, è fondamentale per il futuro del Paese, sebbene ciò non sia chiaro a tutti. Giulio Finzi ha indicato qual è il futuro (anzi, il presente) che attende tanto le aziende quanto l’umanità. I consumatori digitali stanno crescendo seguendo una espansione geometrica (nel mondo, oggi, ci sono 5 miliardi e 200 milioni di possessori di smartphone e 4 miliardi e 200 milioni di persone frequentano i social). Quindi guardare in quella direzione è una scelta obbligata. Si ragiona e si ragionerà sempre più in termini di rapporti in presenza o a distanza e ciò comporterà che si attrezzi e ci si prepari, formando le persone qualora non lo siano già, perché altrimenti il rischio di finire fuori mercato, in particolare per l’export, è più che concreto. Carlo Robiglio, traendo le conclusioni, da un lato ha evidenziato come per fronteggiare il problema delle piccole dimensioni aziendali sia determinante guardare allo sviluppo di sistemi di filiera, argomento su cui sarà incentrato il Forum nazionale albese del 5-6 novembre. Il Presidente della Piccola Industria, dopo aver evidenziato le gravi pecche della Pubblica Amministrazione italiana, nella quale il tasso di laureati è troppo basso e per la quale di fatto non esiste un aggiornamento costante, il che acuisce in modo esponenziale gli intoppi burocratici, si è detto tuttavia fiducioso che siano rispettati gli impegni presi a livello governativo per quanto riguarda la semplifica
c.s.
ALBA Alba