Saluzzo al Padiglione Italia 2021 della Biennale di Architettura di Venezia
I progetti di ripopolamento alpino diventati un caso di rigenerazione basato su qualità architettonica, identità, comunità e sostenibilità ambientaleSaluzzo è una “Comunità Resiliente”. I progetti di ripopolamento alpino diventati un caso di rigenerazione basato su qualità architettonica, identità, comunità e sostenibilità ambientale e la gestione modello delle risorse idriche ed energetiche, sono valsi a Saluzzo la partecipazione al Padiglione Italia 2021 della Biennale di Architettura di Venezia, in programma fino al 21 novembre.
Al centro dell’esposizione, dedicata al tema delle Comunità Resilienti, la questione del cambiamento climatico, in tutta la sua drammaticità, e le significative sfide ad esso connesse che interpellano l’architettura. In particolare, si vuole sottolineare come il cambiamento climatico stia mettendo a dura prova la resilienza del sistema urbano, produttivo e agricolo. Il progetto, promosso dalla Direzione generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, si fonda sulla convinzione che l’architettura debba contribuire in modo significativo al miglioramento della qualità della vita che conduciamo e della salute, fornendo adeguate risposte ai mutamenti ambientali e sociali in atto.
Le comunità resilienti sono intese come organismi costituiti da intrecci di relazioni, risorse, opportunità e prospettive, capaci di mettere in atto strategie in grado di fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico. Saluzzo, che con le terre del Monviso è il primo territorio alpino candidato a Capitale italiana della cultura 2024, è stato considerato un modello per la corretta gestione delle risorse idriche ed energetiche. Caratterizzato da un reticolo di canali, convoglia il flusso del torrente Varaita verso le terre della pianura, uno dei più grandi distretti frutticoli del paese. Le bealere arrivano anche dentro alla città alla quale regalano energia: un tempo mulini, folloni e segherie, oggi impianti idroelettrici non invasivi. Un tessuto connettivo capillare e in grado di diffondere energia, risorse e vita. Una rete che ha secoli di storia, realizzata precorrendo i tempi, con tecniche ed abilità antiche e al tempo stesso moderne e innovative per il Medioevo. Proprio come vene e capillari che si diffondono negli esseri viventi, non si vedono, passano sottoterra o nascosti da piante e cespugli, ma sono essenziali per l’esistenza per portare linfa e ricchezza. I canali irrigui da oltre 600 anni “nutrono” la città di Saluzzo e tutto il ricco e fertile territorio alle pendici del Monviso, montagna simbolo del Piemonte, diventato da diversi decenni uno dei distretti agricoli più importanti d’Italia per la produzione della frutta e per la zootecnia.
Il Padiglione Italia è stato curato da Alessandro Melis, con la collaborazione, fra gli altri, dell’architetto fiorentino Paolo Di Nardo, da anni “amico” di Saluzzo, città dove ha portato numerosi studenti dell’ateneo di Firenze dove insegna per laboratori e giornate di studio.
"Ci ha affascinato fin da subito – spiega il sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni – l’idea che la nostra città, la sua storia, le sue peculiarità e particolarità architettoniche potessero contribuire al dibattito sul futuro dell’organizzazione degli spazi in cui abitare questo nostro Pianeta Terra. Così, abbiamo accolto con grande favore la proposta di partecipare alla Biennale avanzata dall’architetto Di Nardo e ci siamo messi a disposizione per fornire materiale e spunti. Ora tutto il lavoro è in mostra in una città unica come Venezia e questo non fa che aumentare il valore di questa iniziativa dal punto di vista culturale ed anche simbolico".
Oltre ed insieme a Saluzzo, all’interno del Padiglione Italia sono presentati spunti e storie da Ancona, Mantova, Modica, Radicondoli, Montebello sul Sangro, Caserta, Prato, Padova, Cagliari, Olbia, Aquileia, dalla Provincia di Varese e dalla Regione Toscana.
c.s.
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