Emanuele Filiberto al memoriale alpino, la sindaca chiarisce: “Non ero invitata”
La visita dell’erede Savoia a Cuneo suscita ancora polemiche: “Non è persona gradita, sia discreto” dice Sturlese (Cbc). Mallone (FdI): “Il ricordo resti libero”Dalle colonne dei giornali approda alle sedi istituzionali la polemica sulla visita di Emanuele Filiberto di Savoia al memoriale della Divisione Cuneense. A farsene tramite è Nello Fierro (Cuneo per i Beni Comuni), chiedendo se alla cerimonia di accoglienza - molto partecipata - fossero invitati i rappresentanti dell’amministrazione comunale: “Giusto ricordare questi fatti - premette il consigliere della minoranza di sinistra, riferendosi alla memoria storica della spedizione dell’Armir - senza farne un’esaltazione retorica vicina a quella che fu all’origine della vicenda della campagna di Russia”.
“Non sono stata invitata” risponde la sindaca Patrizia Manassero: “Avevamo notizie dai giornali della visita sul territorio: la visita era prevista in forma privata”. Così non è stato. “Sono d’accordo che un percorso di studio e approfondimento della memoria vada fatto, - aggiunge la prima cittadina - ma va fatto studiando la storia: quando si parla degli alpini molto spesso non c’è una collocazione storica”. Da Manassero anche un commosso ricordo personale: “Anch’io ho un familiare iscritto nel libro rosso che sta sulla cassapanca del salone d’onore: si chiamava Giovanni Manassero, di Domenico e Maria Maddalena, bracciante agricolo, classe 1917. Mia nonna non si riprese mai più dal mancato ritorno del suo Giuanin”.
A rivendicare la propria presenza in occasione della contestata visita è invece Noemi Mallone di Fratelli d’Italia: “Io ero presente al memoriale, con me il consigliere Civallero, il sindaco di Valdieri e molti altri. Ritengo sia stato un momento di ricordo e rispetto per i nostri alpini che state trasformando in una polemica politica: ‘divisivo’ è escludere qualcuno dalla memoria perché non se ne condivide la presenza. Ritengo che il compito delle istituzioni e del Comune non sia stabilire chi possa o non possa ricordare, ma garantire che il ricordo resti libero”.
Posizione opposta quella di Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni): “Sta diventando quasi una provocazione, capisco che Emanuele Filiberto abbia detto parole condivisibili ma non si può continuare con questo gioco di ambiguità”. Un discendente dei Savoia “non è persona gradita”, aggiunge il decano della sinistra movimentista: “Abbia una sua discrezione. La sua presenza stessa risulta provocatoria per una provincia come la nostra che tanto ha dato alla resistenza”.
Dalla maggioranza Serena Garelli (Centro per Cuneo) esprime invece una posizione più articolata: “È una guerra che, qualunque lettura geopolitica si voglia dare, fu voluta dal fascismo e sostenuta dalla monarchia. Tuttavia va riconosciuto che nel corso della visita il principe ha pronunciato parole chiare, assumendosi pubblicamente una responsabilità storica e condannando gli errori dei suoi avi: un gesto non scontato”. La memoria, continua Garelli, “non può essere ridotta a una somma di giustificazioni strategiche”: “I nostri alpini in Russia sono stati mandati a morire in una guerra di aggressione, in condizioni disumane, da un regime disumano che aveva già soppresso le libertà in patria. Ricordarli con rispetto significa non dimenticare il contesto in cui quelle vite furono sacrificate e implica il dovere di dire con chiarezza non solo chi è morto, ma perché è morto”.

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