“Il nostro Elia è morto per un formaggio a latte crudo, giusto avvisare tutti dei rischi”
Marco e Sonia, genitori del bambino, difendono le linee guida sanitarie sulla Stec: “A Carlo Petrini diciamo: con le etichette giuste noi staremmo giocando con lui”È un tema di dibattito importante ma ancora poco frequentato dai media, quello sulle linee guida che il ministero della Salute ha emanato a inizio mese per prevenire il contagio da Escherichia coli STEC nel latte non pastorizzato e nei prodotti derivati. Un tema di salute, ma anche di alimentazione e di lavoro: quello di migliaia di piccoli produttori caseari che vedono la loro attività a rischio.
Carlo Petrini ha parlato a loro nome giovedì scorso, presentando l’edizione del trentennale di Cheese a Bra: “Abbiamo a cuore la salute dei cittadini, se si deve fare un’etichetta si faccia, ma dicendo tutto” ha detto il fondatore di Slow Food, aprendo alle limitazioni sul consumo per i soggetti fragili ma chiedendo di non adottare norme troppo rigide per i controlli. Una posizione condivisa dall’assessore piemontese all’Agricoltura, Paolo Bongioanni, che prepara un protocollo a tutela dei formaggi.
C’è però chi difende la normativa licenziata dal ministero con argomentazioni altrettanto forti, derivate dalla propria tragica esperienza personale. Di seguito quindi riportiamo la missiva inviata da Marco Damonte e Sonia Gerelli a nome dell’associazione Il trenino di Elia:
Buongiorno redazione di Cuneodice.it,
Abbiamo letto il vostro articolo: “le linee guida sull’escherichia-coli affossano i formaggi a latte crudo, Petrini lancia l’allarme” in occasione della presentazione di Cheese 2025. E per questo abbiamo sentito la necessità di scrivervi nella speranza che ci venga concesso di portare la nostra testimonianza sulla tematica della etichettatura e delle linee guida in merito alla produzione casearia a latte crudo.
Siamo i genitori di Elia, bimbo morto nel maggio 2024 nove giorni prima del suo terzo compleanno e dopo aver passato 51 terribili giorni in coma nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Gaslini di Genova per aver contratto la Sindrome Emolitica Uremica a causa del consumo di un formaggio fresco acquistato in un caseificio artigianale in una nota località sciistica lombarda e contaminato da escherichia-coli STEC.
Il problema è stato che quel formaggio era lavorato a “latte crudo” e quindi non adatto ai bambini, alle donne in stato di gravidanza, agli anziani e alle persone con immunocompromissione ma noi non lo sapevamo, come del resto migliaia di persone in Italia. Supportati dal team multidisciplinare del Gaslini che ha assistito Elia, abbiamo capito che sarebbe bastato semplicemente non somministrare l’alimento, per risparmiargli una sofferenza sproporzionata in relazione alla quantità di prodotto ingerito (circa un cucchiaio). Allora banalmente abbiamo pensato che ciò che era successo a lui non dovesse più capitare, almeno non a causa del latte crudo. Come? Avvisando quante più persone possibili dei rischi alimentari oggettivi e chiedendo alle istituzioni e a chiunque avesse la possibilità di farlo usando i loro canali divulgativi, ne va della vita dei bambini e del loro futuro. Per questo abbiamo fondato l’associazione “il Trenino di Elia” e abbiamo scritto ad associazioni, a linee di distribuzioni grandi e piccole, a produttori e caseifici ma incredibilmente ci siamo accorti che ci sono tante persone che ritengono più importante il loro guadagno che non la vita dei bambini.
Non ci siamo arresi e neanche intendiamo farlo in futuro, siamo riusciti ad arrivare alla politica nazionale attraverso il Senatore Basso e all’Onorevole Rosso ai quali andrà per sempre la nostra riconoscenza per aver messo da parte la rivalità politica di partito e per aver accolto di richiesta di fare qualcosa di importante per la salute dei bambini. La loro proposta di modifica di legge andrà avanti, abbiamo anche portato la nostra testimonianza in Commissioni Affari Sociali alla Camera. Ad aprile, durante il convegno sulla SEU che abbiamo organizzato ad Arenzano (GE) abbiamo avuto il piacere di incontrare il dott. Forino di Assolatte che si è detto favorevole ad indicazioni chiare ed esaustive e durante le audizioni alla Camera abbiamo potuto ascoltare anche il rappresentante di Fedagripesca che pur essendo contrario ad etichette aggiuntive, riconosce come unico modo per tutelare i consumatori la completa e corretta informazione nelle lavorazioni che non permettono di garantire la sicurezza.
Detto questo per rispondere al sig. Carlo Petrini potremmo dire: “Se ci fossero state le etichette corrette, staremmo giocando con Elia e non sapremmo cosa farcene di rispondere a questo articolo”.
Invece all’Assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni potremmo anche noi chiedere una azione forte per far sì che la politica Piemontese, come già ha fatto quella Ligure, si faccia portabandiera della filosofia della salute per tutti i consumatori, in particolare dei bambini che non hanno facoltà di scelta, ma si affidano agli adulti, non facendo prevalere a tutti i costi il guadagno. Vorremmo anche dirgli che essere responsabili e attenti non vuol dire affossare una produzione ma al contrario dimostra interesse verso il consumatore. Per cominciare potrebbe già andare bene prendere esempio giusto dalla Francia che promuove già da qualche anno, proprio a seguito di una epidemia di casi di contaminazione da STEC, un’etichetta di attenzione sui prodotti caseari a latte crudo: freschi, a breve e media stagionatura.
Di fatto non c’è bisogno di eliminare un’intera filiera di produzione, come quella dei prodotti a latte crudo, anzi chi sostiene che l'obiettivo delle linee guida sia questo, riteniamo che stia manipolando l'informazione in modo scorretto, ignorando volutamente le evidenze scientifiche sulla potenziale pericolosità batterica di questi prodotti ed allora chiediamo: chi accetta di sottoporre il proprio figlio a tale rischio? A quale figlio o nipote siamo disposti a rinunciare? Nessuno ha mai proposto l'eliminazione della produzione a latte crudo che per altro, come abbiamo sempre ribadito, riteniamo essere una eccellenza del nostro territorio, delle nostre vallate e regioni, esaltandone i tipici sistemi di allevamento e le tipiche tecniche di lavorazione; ma dato che il problema è oggettivo ed il rischio zero è impossibile da raggiungere, diventa necessario fornire etichette chiare ed esaustive per la sicurezza dei consumatori. Dopotutto sulle etichette degli alcolici sono posti simboli per la salute di donne in gravidanza ed il divieto di somministrazione al di sotto dei 18 anni, come del resto anche sui tabacchi, eppure tali settori non hanno subito inflessioni.
Il fatto è che arriva un momento nel quale tacere comporta essere moralmente complici delle conseguenze che possono esserci. Noi abbiamo perso Elia e non abbiamo più niente da perdere, ma gli abbiamo promesso che la sua morte non sarebbe stata vana.
Adesso tocca ad altri protagonisti scegliere se stare dalla parte giusta, a favore della sicurezza alimentare oppure stare soltanto dalla parte del profitto e continuare ad avere moralmente sulla coscienza Elia, Mattia, Michela, Elodie e tanti altri bimbi che hanno pagato caro questo colpevole comportamento.
Rimaniamo disponibili per chiarimenti e possiamo essere contattati all’indirizzo mail [email protected]
Cordialmente,
Marco Damonte e Sonia Gerelli

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