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DRONERO - Wednesday 05 November 2025, 08:25

"Ogni tanto dovremmo dirci che siamo le più brave": al Ponte del Dialogo Lella Costa parla di grandi donne

L'attrice, drammaturga e scrittrice milanese ha presentato al Teatro Iris il libro "Se non posso ballare non è la mia rivoluzione", che racconta le storie di 102 rivoluzionarie
"Ogni tanto dovremmo dirci che siamo le più brave": al Ponte del Dialogo Lella Costa parla di grandi donne
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Sul palco del Teatro Iris di Dronero, nella terza serata del Festival Ponte del dialogo, ieri sera è salita l'attrice, drammaturga e scrittrice Lella Costa. L'occasione era quella di presentare il libro Se non posso ballare non è la mia rivoluzione, tratto dall'omonimo spettacolo teatrale da lei portato in scena nel 2020, ma in realtà, come spesso accade quando si hanno di fronte veri e propri mattatori come l'attrice milanese, la serata ha toccato temi anche importantissimi senza mai perdere in freschezza e ironia, due delle parole-mantra della Costa. 

Imbeccata sul palco dal giornalista Piero Dadone, l'attrice milanese ha per prima cosa ripercorso velocemente le principali tappe della propria carriera: dagli inizi come allieva di Ernesto Calindri (alias l'uomo dello spot Cynar) all'incontro decisivo con Maurizio Nichetti, che per primo l'ha introdotta al cinema (in Ladri di saponette), fino al debutto teatrale e alla ribalta soprattutto come straordinaria monologhista ("Più che un mestiere una patologia" ha ironizzato in proposito la protagonista della serata). E ancora, l'impegno in prima linea con Emergency e l'amicizia con personalità di spicco della cultura e dello spettacolo nostrano come Paolo Conte e Franca Valeri, che le ha affidato la messa in scena del suo ultimo monologo teatrale (La vedova Socrate) nel 2020, pochi mesi prima di morire.

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Ed è proprio su una battuta di quest'ultima pièce che si è aperta la discussione sul libro protagonista della serata: Se non posso ballare non è la mia rivoluzione (Solferino). Una serie di 102 ritratti di donne straordinarie e a loro modo rivoluzionarie, da Ipazia a Giovanna d'Arco, da Arrtemisia Gentileschi a Virginia Woolf fino a Eleanor Roosevelt e Goliarda Sapienza. Donne che, con le loro parole, azioni, opere e comportamenti hanno contribuito a spezzare le catene e a creare un mondo diverso rispetto a quello in cui vivevano. Il titolo trae ispirazione da una citazione di Emma Goldman, anarchica russa durante la Rivoluzione d'Ottobre che incarna alla perfezione il messaggio generale sotteso a tutte le protagoniste raccontate dalla Costa: un certo sguardo femminile sul mondo, privato di qualsiasi ideologismo fine a sé stesso e inteso come un modo di vedere le cose da un'altra prospettiva e quindi come la capacità di fare un passo in più, di andare oltre ciò che si vede e arricchire la società. Un libro, insomma, che non è e non vuole essere contro gli uomini ma che vuole semplicemente scardinare un certo modo di pensare che vede sempre gli uomini al centro e le donne deboli, gentili o ingenue. A dimostrazione di questa tesi di fondo Lella Costa ha citato alcune delle sue protagoniste: Tania la Guerrigliera, grande protagonista della Rivoluzione Cubana ma quasi sempre oscurata dal mito del Che; Mileva Maric, prima moglie di Einstein, astronoma dotatissima che però ha dovuto abbandonare la professione per dedicarsi alla famiglia e alla quale (benché il matrimonio fosse terminato) il geniale fisico devolse il premio in denaro accaparratosi a seguito del Nobel; o ancora l'inventrice del tergicristallo Mary Anderson: "Gli uomini non riescono a farsene una ragione che sia una donna!" ha commentato ironicamente la Costa.

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Il dialogo ha poi toccato temi più complessi, sempre in chiave ironica ma con la consueta sagacia, come l'evidente accanimento linguistico (e medico in particolare) nei confronti delle donne, rappresentato perfettamente da parole come mestruazioni, menarca, primipera attempata o pavimento pelvico e dal paradosso di avere diverse donne al potere in tutto il mondo ma quasi tutte di destra e spesso tutt'altro che a sostegno dei diritti e delle battaglie che le donne di oggi si trovano ad affrontare, tanto che "oggi come donne facciamo addirittura fatica a parlare usando la prima persona plurale", atteggiamento molto lontano da quello vissuto nei decenni passati.

Il messaggio finale che il pubblico dronerese, entusiasta e molto partecipativo verso la brillantezza dell'ospite, si è portato a casa dopo la serata suona come un manifesto programmatico del libro: "Ogni tanto dobbiamo prenderci i nostri tempi e dirci che in certe cose, in un certo modo di pensare e fare le cose siamo le più brave. Non è vero che tutto migliora e progredisce. Dobbiamo guardare le donne che ci hanno preceduto per tenere viva questa voglia di danzare e di cambiare il mondo". In queste parole c'è tutta Lella Costa e la sua storia, sul palco e fuori. 

Giacomo Giraudo Cordero
luogo DRONERO
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Tag:
Dronero - cultura - Ponte del dialogo
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