Venticinque anni fa moriva Edoardo Agnelli
Dall’inchiesta archiviata a Mondovì fino al mistero del testamento dell’avvocato. A Villar Perosa una corona di fiori in ricordo dell’erede che non volle farsi reSono passati venticinque anni esatti dalla morte di Edoardo Agnelli, il cui corpo senza vita venne trovato la mattina del 15 novembre 2000 ai piedi del viadotto “generale Franco Romano” sulla Torino-Savona, all’altezza di Fossano.
Il figlio primogenito dell’avvocato e di Marella Caracciolo aveva 46 anni. Indosso una giacca e un paio di pantaloni scuri, sopra al pigiama azzurro. Una collana in cuoio con un medaglione d’oro, un braccialetto al polso, un amuleto in tasca. Lo riconoscono dai documenti, dopo che un assistente al traffico, di prima mattina, si era accostato alla Croma metalizzata che aveva visto ferma sulla corsia d’emergenza, con la freccia destra inserita e un finestrino abbassato per metà. L’auto, proveniente da Torino, era uscita a Fossano e rientrata dal casello di Marene in direzione Savona.
L’inchiesta condotta dall’allora procuratore della repubblica di Mondovì, Riccardo Bausone, si chiuse con un’archiviazione su cui più volte, negli anni, sono state gettate ombre. Bausone, raggiunta la pensione, tornerà a parlarne dieci anni dopo: “Qualcuno che vantava la conoscenza di Edoardo Agnelli negli anni successivi venne più volte da me per sostenere altre ipotesi, spiegando che non avrebbe potuto scavalcare per via del bastone. Però dalla ricostruzione dell’evento, la causa della morte fu ritenuta la caduta”. Se qualcuno avesse voluto ucciderlo, concludeva l’ex magistrato, “c’erano posti meno frequentati dove poterlo fare”.
Resta il mistero dell’esame sul cadavere: “L’autopsia non fu eseguita, anche se allora fu detto fosse stata fatta, forse usando la parola impropriamente. Fu invece eseguito un approfondito esame sul cadavere, che non presentava nessuna violenza precedente, ma tutti i caratteristici segni della caduta da quasi 80 metri”. Chi negli anni ha sostenuto la pista alternativa del delitto ha evidenziato altre presunte incongruità, come il fatto che l’erede Agnelli sarebbe stato trovato ancora con indosso i mocassini, o l’assenza di un biglietto d’addio, ritenuta da alcuni amici incompatibile con il carattere del defunto. Inchieste giornalistiche ed esposti - gli ultimi sono dello scorso anno - non hanno mai avuto seguito: nel 2016 un piccolo azionista Fiat venne condannato per diffamazione per alcune affermazioni sulla morte del figlio dell’avvocato.
Edoardo, da erede designato della più grande dinastia industriale italiana, aveva da tempo dismesso quei panni per dedicarsi a interessi spirituali molto lontani dal mondo in cui era cresciuto. Si ricorda in particolare la sua fascinazione per l’Islam, culminata in un celebre viaggio in Iran e nell’incontro con l’ayatollah Khomeini. C’era molto altro: la passione per Platone e per la filosofia zen, le letture su Francesco Bacone, Giordano Bruno, Pico della Mirandola e Galileo. L’idea, forse, di condurre la Fiat ad altri destini. In un’intervista a Paolo Griseri sul Manifesto, nel gennaio del 1998, aveva definito “uno sbaglio e una caduta di stile” la scelta, secondo lui attuata “contro le perplessità di mio padre”, di cooptare l’allora 21enne John Elkann nel cda: “Non si nomina un ragazzo pochi giorni dopo la morte di Giovanni Alberto, per riempire un posto”.
La questione della successione è tornata sulla bocca di tutti, com’era ovvio, dopo la scoperta di un documento inedito, non firmato e custodito per oltre 20 anni nell’archivio dell’avvocato di famiglia Franzo Grande Stevens, con cui Gianni Agnelli avrebbe previsto di trasferire il 25% della Dicembre, la cassaforte dell’impero Exor, al figlio ed erede riluttante. Il timbro sulla bozza riporta la data del 14 novembre 2000: l’ultimo giorno trascorso sulla terra per intero da Edoardo Agnelli. Oggi, a Villar Perosa, i nipoti Elkann, insieme al cugino Lupo Rattazzi, a Gelasio Gaetani Lovatelli e ad altri amici, hanno deposto in suo ricordo una corona di fiori, davanti alla cappella di famiglia dove riposa insieme ai genitori.
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