Palazzo dei Vescovi, ore 14,30-18,30
A Saluzzo si presenta il restauro del polittico della Madonna del Rosario di Oddone Pascale
Appuntamento fissato per il 18 ottobre al Museo diocesano Palazzo dei Vescovi, alla presenza del vescovo Cristiano Bodo e della soprintendente Lisa AccurtiIl 18 ottobre, nel Palazzo dei Vescovi di Saluzzo, alla presenza di monsignore Cristiano Bodo e della soprintendente architetto Lisa Accurti, sarà presentato l’esito del restauro del polittico della Madonna del Rosario di Oddone Pascale, tra i capolavori della Chiesa di San Giovanni, già sede dei Domenicani e luogo di sepoltura dei marchesi di Saluzzo.
L’importante retablo, datato 1535 e firmato, appariva originariamente come un polittico ad ante mobili, i cui laterali erano dipinti su entrambi i lati: nei giorni di festa esso era aperto e mostrava al fedele l’immagine principale con la Madonna del Rosario e i Santi Domenico e Giovanni venerati dal marchese Francesco di Saluzzo e dalla sua corte. Tutt’intorno, all’interno della cornice riccamente intagliata e dorata, tuttora si dispongono i Misteri del Rosario. Sul lato festivo (a polittico aperto) sono rappresentate le Storie di Ester e di Giuditta, figure bibliche che prefigurano il ruolo della Vergine Maria. Al centro della predella è raffigurato l’assedio di Saluzzo del 1487 da parte delle truppe di Carlo I di Savoia, dal quale la città è scampata per intercessione della Vergine e del Beato Stefano Bandelli: si tratta di una tra le più antiche raffigurazioni di Saluzzo ancora oggi perfettamente riconoscibile con la torre civica, il campanile della stessa chiesa di San Giovanni e le case lungo le mura.
La grande scoperta è stata il ritrovamento del lato feriale delle ante (a polittico chiuso), occultato dal 1668 quando tutti i dipinti sono stati inseriti nel maestoso altare barocco ancor oggi in chiesa: dopo più di trecento anni si può così tornare a rivedere nella sua originaria configurazione una tra le opere più interessanti e suggestive del Rinascimento saluzzese. Come di consuetudine, il lato feriale ha una gamma cromatica abbassata con una prevalenza di figure a monocromo; nel nostro caso Oddone Pascale raffigura con straordinaria eleganza l’Annunciazione, un gruppo di Profeti e il Dio Padre. L’intervento, compiuto da parte del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale con l’alta sorveglianza di Massimiliano Caldera per la Soprintendenza e la collaborazione di Sonia Damiano per l’Ufficio beni culturali della Diocesi, ha permesso di ritrovare l'incantevole splendore di colori del dipinto e nello stesso tempo ha recuperato integralmente anche le parti pittoriche ora riscoperte.
Il grande polittico sarà temporaneamente allestito nel Museo diocesano, per celebrarne il restauro, finanziato integralmente dal Ministero della Cultura, rendendo così possibile a tutti la visione ravvicinata dell’opera, anche nelle sue parti finora nascoste, prima del rientro nella Chiesa di San Giovanni, dove attualmente sono in corso altri restauri finanziati con i fondi PNRR. In attesa dunque di riconsegnare l’opera allo splendore barocco della sua cappella, la Diocesi e la Soprintendenza organizzano una serie di appuntamenti e di incontri per approfondire e far conoscere le importanti novità storiche emerse in questa e in altre campagne di lavori svolti negli ultimi mesi.
L’evento viene a collocarsi tra le celebrazioni dell’Anno giubilare promosse dalla CEI, nel contesto del progetto nazionale ”Nel tuo nome. L'arte parla di comunità”, in collaborazione con la Consulta Beni Culturali Ecclesiastici e Edilizia della Regione Ecclesiastica Piemonte e Valle d’Aosta.
Un primo calendario di aperture prevede le date del 25 e 26 ottobre (in concomitanza con la Festa del libro medievale e antico di Saluzzo), 30 ottobre (con una conferenza di presentazione su Oddone Pascale a cura della Soprintendenza e dell’Ufficio beni culturali diocesano), 6 novembre, 13 novembre (con una conferenza sulle sculture della cappella marchionale di San Giovanni a cura della Soprintendenza e dell'Ufficio beni culturali diocesano), 3, 8, 11 e 26 dicembre 2025, 6 gennaio 2026, dalle 14.30 alle 18.30. L’apertura è gratuita, con l’assistenza dei Volontari per l’Arte.
In corso di pubblicazione le importanti novità emerse dai restauri.
Oddone Pascale (e non Pascale Oddone, come spesso si legge) è originario di Trinità ma vive a Savigliano, dove ha bottega almeno dal 1524, quando esegue un’ancona perduta per la Confraternita di Santa Maria del Sepolcro, cui resterà legato. Nel 1531 esegue le parti pittoriche della grande pala intagliata e dipinta per l'altare maggiore dell’abbazia di Staffarda. Nel 1533 è in Liguria: licenzia un complesso simile, che includeva anche le ante dipinte, per la chiesa dei Domenicani di Finalborgo. Il polittico, commissionato dai marchesi del Carretto probabilmente in occasione del passaggio da Finale del pontefice Clemente VII, è oggi nella collegiata di San Biagio, mentre le ante sono divise tra una collezione privata genovese e il Museo del castello di Portofino. All’anno successivo risale il politico del Rosario per la chiesa di San Giovanni che presenta una struttura molto simile e, nelle due scene delle ante laterali interne, ripete due delle composizioni già usate a Finalborgo. Al 1542 data il polittico della Deposizione per la collegiata di Revello e, in questi stessi anni, risulta essere attivo per la Confraternita di Savigliano, dove ricopre incarichi di prestigio. Intorno al 1545 esegue un se- condo polittico con la Trinità per la chiesa di Revello. Muore a Savigliano nel 1546.
Le sue opere giovanili risentono del linguaggio della bottega di Defendente Ferrari e, in modo particolare, di Girolamo Giovenone ma un fattore determinante per la sua crescita culturale è l'arrivo a Savigliano della grande pala eseguita da Gandolfino da Roreto per l’abbazia di Sant’Andrea che porta un linguaggio moderno e improntato alle novità lombarde, milanesi e cremonesi. Il soggiorno in Liguria è per lui l’occasione per un ulteriore aggiornamento in di- rezione del Manierismo di Perin del Vaga e della pittura fiamminga del primo Cinquecento, prediletti dalla committenza genovese. Tutti questi orientamenti si riflettono nella pala del Rosario dove i ricordi di Giovenone si uniscono alla maniera espansa e grandiosa della Ma- niera moderna e al gusto per i dettagli preziosi di matrice nordica.

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